Salviamo le pensioni dei giovani
Una proposta, quella di portare tutte le pensioni a mille euro, che mette a rischio la stabilità INPS, colpendo chi paga tasse e contributi e sostenendo invece non solo chi ha davvero bisogno, ma anche chi elude e non versa nulla.
La proposta
Tutti coloro che hanno a cuore la sostenibilità di lungo termine del sistema pensionistico, il che significa garantire ai giovani che l’INPS riuscirà ad erogare anche a loro tra 20/30 anni le pensioni, non possono che denunciare la proposta di portare le pensioni a mille euro al mese, aggravata ulteriormente dalla richiesta di azzerare la contribuzione previdenziale per tutte le nuove assunzioni.
Queste le affermazioni di chi propone: “É necessario fare il massimo sforzo possibile per aumentare le pensioni minime a mille euro, impegnarsi per la detassazione e la decontribuzione totale dei nuovi assunti, che devono costare alle aziende la stessa cifra che percepiscono come stipendio”.
Le conseguenze
Se queste proposte venissero accettate, significherebbero il “fallimento” dell’Istituto previdenziale nel breve volgere di qualche anno. E i calcoli che seguono lo dimostrano ampiamente.
Già il governo Meloni ha premiato i percettori di assegni sociali e pensioni minime con una generosa rivalutazione del 8,8%. Le pensioni sono state rialzate a 600 euro per gli over 75, facendo pagare però il conto a quei pensionati che hanno rendite da 2.100 euro lordi al mese in su.
Con la certezza di prendere mille euro netti al mese aumenteranno gli evasori e pagheranno quelli che lavorano onestamente e hanno il prelievo alla fonte. Perché pagare tasse e contributi tutta la vita per prendere una pensione che, tassata , arriva a poco più di mille euro se, non versando nulla, ne posso prendere mille netti esentasse?
Il che, in prospettiva, significa creare un buco contributivo ancora maggiore, da sommare al costo dell’aumento di queste pensioni.
Considerazioni
Con le elezioni europee e le amministrative alle porte, ci si può giurare che questi aumenti, così come quelli che descriveremo di seguito, rimarranno eterni, alla faccia di quelli che imposte e contributi li hanno sempre pagati e che, se proprio va bene, avranno le loro pensioni rivalutate del 50% dell’inflazione, altro che 120% o più!
Considerando i 4,552 milioni di pensionati (su un totale di 16 milioni) potenzialmente beneficiari, il costo totale annuo nella ipotesi di aumenti a 600 euro sarebbe di 4,275 miliardi, mentre per i mille euro al mese il costo sarebbe addirittura di 27,779 miliardi: una spesa strutturale che crescerà ogni anno per i nuovi pensionamenti, per l’aumento della speranza di vita e per inflazione. Poi ci sarebbero le altre pensioni sotto i mille euro, frutto per la maggior parte di infedeltà fiscale, ma la cifra così calcolata è talmente rilevante ed improponibile che ci si può fermare qui.
Per dirla con Aldo Moro: «Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere e della responsabilità».
A fronte di questi enormi costi, si pensa anche alla decontribuzione; decontribuzione che costerebbe per il primo anno 2,4 miliardi, quasi 5 nel secondo e 7,6 nel terzo, decretando così in pochi anni il fallimento del nostro sistema pensionistico. Il tutto ignorando che già oggi la spesa assistenziale a carico della fiscalità generale costa – compresa quella degli enti locali – circa 155 miliardi, mentre le pensioni pagate onestamente con i contributi, al netto dell’IRPEF, costano 152 miliardi.
Se vuoi ulteriori informazioni su come garantirti un futuro pensionistico sereno, non esitare a contattarci: troveremo insieme la soluzione più adeguata alle tue esigenze.
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